SULMONA E FALCONARA UNITE NELLA LOTTA

Una delegazione dei comitati cittadini per l’ambiente ha partecipato, il 27 gennaio, alla manifestazione di Falconara Marittima (An) contro la grande raffineria Api sotto processo per disastro ambientale. Circa 5 mila persone hanno preso parte al corteo – promosso dai comitati locali e dalla campagna nazionale Per il Clima Fuori dal Fossile – che si è snodato per le vie della città per protestare contro i ripetuti incidenti che mettono in pericolo la salute e la sicurezza dei cittadini.

Gli ambientalisti peligni hanno portato la loro solidarietà unitamente alle tante delegazioni provenienti non solo dalle Marche ma anche dai territori dove sono in atto lotte popolari contro gli impianti fossili, come Ravenna, Brindisi e Taranto. È stata sottolineata l’identità di vedute nel combattere l’inquinamento e i danni prodotti dalle fonti fossili, come carbone, petrolio e gas, che sono la principale causa del cambiamento climatico e i cui effetti disastrosi sono sempre più evidenti.

Anche la Snam, al pari dell’Api, ha sempre garantito la sicurezza dei propri impianti ma la realtà è ben diversa. Solo una decina di giorni fa si è sviluppato un grande incendio alla centrale di stoccaggio gas di Cupello (Chieti) gestito dalla Stogit, una società controllata dalla Snam. L’incidente fa seguito alle diverse esplosioni di metanodotti Snam verificatisi in Italia negli anni, tra cui quello di Mutignano di Pineto, in Abruzzo, del 6 marzo 2015. Date queste premesse, chi può escludere gravi incidenti che dovessero verificarsi alla centrale che la Snam intende costruire a Case Pente di Sulmona?

Alla raffineria Api di Falconara di incidenti, anche mortali, ne sono accaduti molti. Nell’aprile del 2018 il cedimento del tetto di un serbatoio ha provocato la fuoriuscita di migliaia di metri cubi di petrolio misto a virgin nafta. Queste sostanze, a contatto con l’aria, hanno prodotto esalazioni idrocarburiche che per settimane hanno ammorbato l’aria causando stati di soffocamento, difficoltà respiratorie e altri malesseri nella popolazione. Dalle denunce sporte da oltre mille cittadini è nata l’inchiesta “Oro nero” che ha messo sotto processo per disastro ambientale e altri reati l’ex amministratore delegato dell’Api e altri diciassette responsabili dell’Azienda.

Nei luoghi dove da decenni sono insediate industrie di combustibili fossili i cittadini sono perennemente in lotta per difendere la loro salute. In queste aree le morti per malattie respiratorie e per tumori sono in tutta evidenza più alte che nel resto del Paese. Non c’è dubbio che le esalazioni nocive della centrale Snam, in un’area chiusa come la Valle Peligna, caratterizzata anche dal fenomeno dell’inversione termica, produrranno un peggioramento della qualità della vita.

Per questo continuiamo la lotta contro un’opera non solo inutile ma anche nociva per la salute e pericolosa per la sicurezza collettiva.

Sulmona, 29 gennaio 2024.

Comitati cittadini per l’ambiente

LINEA ADRIATICA: DAL GOVERNO E DALLA SNAM SOLO FALSITÀ. I COMITATI SCRIVONO AL MINISTRO PICHETTO FRATIN

Il Governo e la Snam hanno creato in Italia un clima di paura. La maggior parte dei mass media ha orchestrato una grande campagna di disinformazione e di terrorismo psicologico per far credere agli italiani che sarebbero rimasti senza gas. Tutto falso. All’Italia il gas non è mai mancato. Gli stoccaggi sono pieni e il nostro Paese rivende all’estero più metano di prima. Intanto le bollette erano arrivate alle stelle mentre ENI e SNAM hanno fatto profitti da capogiro. La Linea Adriatica (metanodotto e centrale di Sulmona) era stata giustificata con la necessità di abbandonare il gas russo. Ma era solo un pretesto. Le importazioni dalla Russia sono quasi azzerate e il consumo di gas in due anni è crollato, passando dai 76 miliardi di metri cubi del 2021 ai 63 del 2023. Lo stesso ministro Pichetto Fratin ha riconosciuto, di fatto, che la Linea Adriatica è inutile, dichiarando: “Il nostro Paese si è lasciato alle spalle la dipendenza energetica da Mosca”. Perché, allora, Governo e Snam continuano a raccontare falsità? Perché insistono nel voler costruire un’opera inutile? Quella che si sta consumando è una colossale truffa a danno dei cittadini italiani. Spendere 2 miliardi e 500 milioni di euro per un’opera che non serve assolutamente a nulla è un vero e proprio crimine economico, in un Paese come l’Italia che ha un estremo bisogno di mettere in sicurezza il proprio territorio, sempre più colpito da eventi meteo estremi provocati dal cambiamento climatico, la cui causa principale è l’utilizzo dei combustibili fossili. I Comitati cittadini per l’ambiente di Sulmona hanno inviato al ministro Pichetto Fratin una lettera con cui, per queste ragioni, chiedono la cancellazione del progetto Linea Adriatica.

Sulmona, 25 gennaio 2024

Comitati cittadini per l’ambiente

Ecco la lettera:

AL MINISTRO DELL’AMBIENTE E DELLA SICUREZZA ENERGETICA GILBERTO PICHETTO FRATIN

Signor Ministro,

Le scriviamo a proposito del progetto Linea Adriatica della Snam, che prevede un mega gasdotto di 430 chilometri da Sulmona a Minerbio e una centrale di compressione a Sulmona.

Approfittando della guerra in Ucraina il Governo e la Snam hanno creato in Italia un clima di paura tra i cittadini sostenendo che ci sarebbe stato un elevato rischio di crisi energetica. Nell’aprile del 2022, in relazione al possibile stop del gas russo, Draghi ha affermato: “Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?”, e insieme al ministro Cingolani ha imposto al Paese nuovi impianti metaniferi, tra cui spicca il progetto Linea Adriatica. La maggior parte degli organi di stampa ha fatto da cassa di risonanza lanciando una grande campagna di disinformazione e di terrorismo psicologico per far credere agli italiani che, venendo a mancare il gas dalla Russia, avrebbero rischiato di restare senza riscaldamento e senza elettricità.

Messaggi totalmente falsi, perché l’Italia non ha mai corso il rischio di rimanere senza gas. Il nostro Paese, con quattro gasdotti di ingresso (oltre quello dalla Russia) e tre rigassificatori, è quello che in Europa ha la migliore diversificazioni delle fonti di importazione di metano; e la Snam, con oltre 38.000 chilometri di metanodotti, è il numero uno in Europa per il trasporto di gas e per gli stoccaggi.

Infatti, grazie a questa sovrabbondanza di infrastrutture metanifere, l’Italia nel 2022 non solo non ha avuto alcun problema ma ha potuto disporre di tanto gas da esportarne ben 4 miliardi e 600 milioni di metri cubi, cosa mai avvenuta in passato. Mentre, le società che operano nel settore, speculando sui prezzi del metano, hanno potuto realizzare enormi extraprofitti.

Il Governo Meloni ha proseguito sulla stessa linea di Draghi continuando ad alimentare una falsa rappresentazione della realtà, il cui prodotto è stato il varo dell’anacronistico “piano Mattei”. Una vera e propria follia che prevede non solo la Linea Adriatica e i nuovi rigassificatori di Piombino e Ravenna, ma anche altri due rigassificatori a Gioia Tauro e a Porto Empedocle, oltre al raddoppio del Tap e il nuovo gasdotto EastMed-Poseidon da Israele.

Pur di imporre a tutti i costi la Linea Adriatica il Governo ha continuato a raccontare falsità. Il 20 gennaio del 2023 lei, intervenendo a L’ Aquila, ha spaventato gli italiani dichiarando: “Noi la Linea Adriatica la dobbiamo fare perché ha la funzione di portare in sicurezza il Paese e renderlo sicuro significa avere la garanzia che imprese e famiglie hanno l’energia. Dobbiamo dotarci della Linea Adriatica per garantire l’Italia”. Ma appena tre mesi dopo, il 16 aprile in una intervista al Corriere della Sera, lei ha platealmente smentito se stesso affermando: “Il nostro Paese si è lasciato alle spalle la dipendenza energetica da Mosca, grazie al gas africano”. Quindi ha ammesso che la Linea Adriatica, giustificata proprio per fronteggiare la chiusura delle importazioni da Mosca, non serve. Allora perché insiste?

Rilasciando l’autorizzazione per la realizzazione della Linea Adriatica nel tratto Sulmona – Foligno, lei ha fatto propria in maniera del tutto acritica l’insostenibile tesi della Snam secondo cui il gasdotto Transmed (che trasporta il metano lungo la penisola) sarebbe vicino alla “saturazione” perché avrebbe una capacitò totale di trasporto da sud di 125 milioni di metri cubi/giorno, di cui 110 già utilizzata. Chiunque può comprendere che questi dati sono falsi perché, con la capacità residua di 15 milioni di mc/g sarebbe possibile importare al massimo 5,475 miliardi di metri cubi/anno (15×365), mentre l’accordo sottoscritto dall’Italia con l’Algeria prevede una importazione aggiuntiva di 9 miliardi di mc.

La prova decisiva della inutilità della Linea Adriatica la danno proprio il Governo e la Snam. Dai documenti ufficiali, reperibili sui rispettivi siti, si ricava che l’Italia, con le attuali infrastrutture, ha una capacità di importazione e di trasporto gas da sud (Algeria, Libia, Arzebaigian) di almeno 60 miliardi di metri cubi l’anno.

I consumi del centro-sud (anno 2022) sono stati di 23,896 miliardi di m.c. Pertanto resta per il nord una disponibilità potenziale di oltre 36 miliardi di metri cubi. Escludendo la Russia, a tali quantitativi vanno aggiunti quelli relativi alle capacità dei tre rigassificatori esistenti a nord (Livorno, Panigaglia e Rovigo), pari a 18 miliardi di m.c., e quelli dalla Norvegia di 10 miliardi di m.c. più circa 1 miliardo e 500 milioni di m.c. di produzione nazionale. Questo senza considerare né Piombino né Ravenna, che valgono altri 10 miliardi di m.c.

Abbiamo così un totale di capacità disponibile per il nord Italia di oltre 65 miliardi di metri cubi di gas, a fronte di un consumo di 43,257 miliardi di m.c. (anno 2022). Ciò significa che in Italia c’è un surplus di capacità delle infrastrutture di trasporto e di distribuzione del metano di quasi 22 miliardi di metri cubi. Pertanto non sono necessari non solo la Linea Adriatica ma neanche i due nuovi rigassificatori di Piombino e Ravenna.

Se il confronto viene fatto, anziché con il 2022, con il 2023 (per il quale si stima, rispetto ai 68,5 miliardi di m.c. utilizzati nel 2022, una ulteriore riduzione di almeno 6 miliardi di m.c.) si allarga ancora di più la divaricazione tra capacità delle infrastrutture metanifere e fabbisogno di gas nel nostro Paese. E per il futuro le previsioni stimano un ulteriore calo dei consumi di metano, sia in Italia che in Europa.

Nonostante l’evidenza, da parte del Governo e della Snam si continua a sostenere che nel centro Italia (Sulmona) vi sarebbe una sorta di “imbuto” della rete metanifera che impedirebbe al gas di fluire verso il nord. Si tratta, in realtà, di una tesi frutto solo di fantasia. Se ci fosse davvero questo “imbuto”, nel 2023 – con le importazioni dalla Russia quasi azzerate e visto che non esiste ancora la Linea Adriatica – come avrebbero fatto i quantitativi di gas provenienti da sud a giungere al nord?

In definitiva, quella che si sta consumando da parte del Governo e della Snam è una colossale truffa a carico dei cittadini italiani perché saremo noi e le future generazioni a pagare, attraverso la bolletta energetica, i costi dell’inutile Linea Adriatica e della altrettanto inutile centrale di compressione di Sulmona. Senza contare i danni per l’ambiente e per il clima.

A trarne vantaggio sarà solo la multinazionale del gas perché, comunque vadano le cose, anche se nel tubo non passerà un solo metro cubo di gas, il guadagno per la Snam è assicurato dal mega appalto di 2 miliardi e 500 milioni di euro. Si tratta di una enorme quantità di denaro che invece potrebbe essere investita per mettere in sicurezza il territorio, sempre più colpito da eventi estremi causati dal cambiamento climatico.

Pertanto, signor Ministro, riconosca che questo progetto non ha alcun fondamento e lo cancelli. Se non lo farà questa sarà la riprova che il suo Governo non è al servizio del Paese ma è totalmente subalterno agli interessi delle grandi compagnie dei combustibili fossili.

Ci teniamo a farle sapere che noi non siamo sudditi, come ci vorrebbe il suo Governo e la Snam, ma cittadini consapevoli dei propri diritti e dei diritti del territorio in cui viviamo. Perciò continueremo a batterci fino in fondo per impedire che quest’opera sciagurata, dannosa e non necessaria venga portata a compimento.

Distinti saluti.

Sulmona 18 gennaio 2024.

Comitati cittadini per l’ambiente

TAR LAZIO: UNA SENTENZA ILLOGICA PER UN’OPERA INUTILE

La sentenza con cui il Tar Lazio ha respinto il ricorso del Comune di Sulmona sul metanodotto Sulmona Foligno è illogica e totalmente non condivisibile. Il Tar, infatti, sostiene la tesi secondo cui la Valutazione di Impatto Ambientale per il metanodotto e per la centrale Snam di Sulmona è “eterna”, in aperto contrasto con una sentenza del Consiglio di Stato (n.3937 del 2020) la quale ha sancito che per tutti i progetti, compresi quelli presentati prima del 2008, come quello della Snam, vale la scadenza di cinque anni. Se l’opera non viene realizzata entro questo termine la VIA va ripetuta. E questo è proprio il caso del progetto della Snam, perché sono passati ben tredici anni dalla emanazione della VIA!

Scrive, infatti, il Consiglio di Stato: “…si rivela del tutto illogico e contrario al sistema delineato negli anni dal legislatore, anche sulla base del principio di massima precauzione in materia ambientale, ritenere che i provvedimenti VIA antecedenti all’entrata in vigore del d.lgs n. 4 del 2008 possano avere efficacia sine die, sebbene i relativi progetti non siano stati ancora realizzati, mentre provvedimenti molto più recenti abbiano una durata limitata nel tempo (…). In altri termini, il Collegio ritiene che un provvedimento VIA, in qualunque momento adottato, a maggior ragione se adottato in epoca remota, debba ontologicamente avere una efficacia temporale limitata e non essere ritenuto avere efficacia sine die, per cui, non essendo l’efficacia temporale individuata nel decreto 844 del 2010, può presumersi che la stessa debba intendersi di cinque anni e che, in ogni caso, a distanza di molti anni, in un contesto necessariamente mutato, sia venuto meno”.

Come ognuno può constatare, si tratta di argomentazioni di una chiarezza cristallina. Nel caso Snam il contesto in cui, il 7 marzo 2011, fu emanato il decreto VIA è mutato radicalmente: il cambiamento climatico, i cui effetti disastrosi sono sotto gli occhi di tutti, ci impone di abbandonare rapidamente l’uso dei combustibili fossili; la presenza dell’Orso bruno marsicano, nell’area di Case Pente, all’epoca non era ancora stata accertata dal Parco Nazionale della Maiella; i terremoti, e recentemente anche le alluvioni, hanno continuato a colpire tragicamente i territori dell’Appennino attraversati dal gasdotto ma il “principio di massima precauzione”, giustamente richiamato dal Consiglio di Stato, non è mai stato preso in considerazione dalla Snam.

Auspichiamo, pertanto, che il Comune di Sulmona non si fermi davanti a questa sentenza iniqua ma proponga ricorso al Consiglio di Stato. Ricordiamo, inoltre, che al Tar Abruzzo pende ancora un ricorso del Comune contro la Regione in relazione ai lavori della centrale.

Ciò che sorprende maggiormente è l’insistenza della Snam per un’opera anacronistica e del tutto inutile. Il progetto relativo al metanodotto Linea Adriatica e alla centrale di Sulmona risale a 20 anni fa, quando si pensava che il consumo di metano in Italia dovesse superare i 100 miliardi di metri cubi. Ma così non è stato. Dopo un picco massimo di 86,3 miliardi di mc nel 2005, è iniziata una irreversibile discesa fino ad arrivare ai giorni nostri a circa 60/62 miliardi di metri cubi, che è l’obiettivo che l’Italia ha stabilito di raggiungere nel 2030! E tutte le previsioni ci dicono che nei prossimi anni i consumi di gas scenderanno ancora.

In un Paese come il nostro, che ha un estremo bisogno di investire nella sanità, nell’istruzione, nei servizi sociali, nella messa in sicurezza del territorio, sperperare 2 miliardi e 500 milioni per un’opera dannosa e che non serve assolutamente a nulla è un vero e proprio crimine economico.

Sulmona 20 gennaio 2024

Comitati cittadini per l’ambiente

Coordinamento No Hub del Gas

IL CANTIERE DELLA CENTRALE SNAM È ILLEGALE

“I lavori cominciano a maggio”: ma non erano iniziati il 1° marzo 2023?

Lo abbiamo detto e scritto in tutti i modi: il cantiere della Snam, a Case Pente di Sulmona, per la realizzazione della centrale di compressione, è illegale. Lo abbiamo scritto nei nostri comunicati, lo abbiamo scritto sui cartelli nelle manifestazioni davanti al cantiere, lo abbiamo scritto in un esposto alla Procura della Repubblica di Sulmona.

Ora arriva la notizia, pubblicata dalla stampa nazionale e locale, che i lavori per la realizzazione della centrale inizieranno entro il mese di maggio. Ma come? Non erano iniziati il primo marzo dello scorso anno, come la Snam aveva comunicato al Comune di Sulmona? Quando, nel febbraio del 2023, la Snam annunciò l’apertura del cantiere a Case Pente noi dicemmo subito che quello del primo marzo non poteva essere l’inizio dei lavori della centrale perché non erano state adempiute le 22 prescrizioni ante operam stabilite dal Decreto V.I.A. come condizione per il rilascio della compatibilità ambientale dell’opera.

Pertanto, l’apertura del cantiere era solo un escamotage per evitare la decadenza dell’autorizzazione a costruire che infatti sarebbe scaduta pochi giorni dopo, il 7 marzo. Poiché l’autorizzazione è scaduta il 7 marzo e non risulta che sia stata prorogata, su quali basi legali il cantiere continua ad andare avanti?

La Snam, con l’arroganza che la contraddistingue, continua a voler imporre al nostro territorio un’opera che, non solo non ha un titolo giuridico per essere realizzata, ma è anche molto pericolosa. Che questi impianti siano una minaccia per la pubblica incolumità è confermato dal grave incidente verificatosi nella centrale di stoccaggio gas di Fiume Treste a Cupello (CH), dove un incendio si è sviluppato nella notte di due giorni fa. È una ulteriore conferma di quale sia il livello di sicurezza tanto decantato dalla Snam.

La Snam ha sempre garantito che i propri impianti – metanodotti, centrali, stoccaggi – sono sicuri, ma è la realtà a smentirla. Se un incendio si è verificato nel più grande stoccaggio d’Italia (della Stogit, al 100% controllata dalla Snam), dove sono stipati quattro miliardi di metri cubi di gas e perciò immaginiamo che sia super controllato, chi può escludere che in futuro un incidente simile possa verificarsi nella centrale di Sulmona?

Le esplosioni di metanodotti possono provocare disastri, come dimostra il caso di Mutignano di Pineto (TE) del 6 marzo 2015. La casa più vicina, fortunatamente non occupata in quel momento, venne completamente sventrata, le auto parcheggiate davanti alle abitazioni liquefatte e gli alberi inceneriti. L’incendio di estese fino ad oltre centro metri dal luogo dell’esplosione.

La centrale di Sulmona sarà collegata a quattro linee di metanodotti parallele, situate ad appena trecento metri dal cimitero. Se l’esplosione di Mutignano ha provocato un simile disastro, non è difficile immaginare quali potrebbero essere le conseguenze di una esplosione che dovesse verificarsi a Case Pente, dove ciascuno dei quattro tubi ha una portata di metano che è quattro volte quella di Mutignano.

Il problema della sicurezza, da noi più volte sollevato, è regolamentato da una normativa ridicola, ad uso e consumo della Snam, in quanto prevede la costruzione dei metanodotti a 30 metri dalle abitazioni. È questa una delle tante ragioni per cui continuiamo a batterci contro un’opera dannosa e completamente inutile.

Sulmona, 19 gennaio 2024.

Comitati cittadini per l’ambiente

Coordinamento No Hub del Gas

IN ITALIA CROLLA IL CONSUMO DEL GAS: ORA IL GOVERNO CANCELLI LA LINEA ADRIATICA

Il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE) ha pubblicato i dati dei consumi di gas da gennaio ad ottobre: 48 miliardi e 544 milioni di metri cubi, quasi sette miliardi in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno quando furono di 55 miliardi e 427 milioni di mc.

Si tratta di un vero e proprio crollo rispetto al 2022 quando alla fine dell’anno i consumi di gas si fermarono a 68 miliardi e 524 milioni di mc. Ma già il dato del 2022 è stato clamoroso: 7 miliardi e mezzo in meno rispetto al 2021.

Prosegue, quindi, l’inarrestabile discesa dei consumi di metano, dovuta a vari fattori: le temperature miti in conseguenza del cambiamento climatico, la crescita delle fonti rinnovabili, il maggior risparmio e la maggiore efficienza energetica, l’inaffidabilità del prezzo del gas che, peraltro, con il passaggio al mercato libero peserà ulteriormente sui bilanci delle famiglie italiane.

Supponendo che per i restanti mesi di novembre e dicembre i consumi di gas si mantengano agli stessi livelli dello scorso anno, abbiamo da aggiungere 12 miliardi e 950 milioni di metri cubi ai quantitativi certificati fino ad ottobre. Ciò vuol dire che l’anno si chiuderebbe con 61 miliardi e 494 milioni di metri cubi, ben 7 miliardi in meno rispetto al 2022. Pertanto, in due soli anni i consumi di gas sono scesi di quasi 15 miliardi di metri cubi,

Non è escluso, però, che il 2023 possa chiudersi intorno ai 60 miliardi di metri cubi. Questo significa che l’Italia raggiungerebbe con diversi anni di anticipo l’obiettivo fissato dal Piano nazionale energia e clima (PNIEC) che è appunto di 60 miliardi di metri cubi al 2030.

La discesa dei consumi di gas non riguarda solo l’Italia ma l’intera Europa. Se da noi la riduzione, nei primi dieci mesi dell’anno, è stata pari al 12,4 per cento, la media europea nello stesso periodo è stata del 16,9 per cento. Il che conferma la illusorietà di trasformare l’Italia in un hub europeo del gas e il carattere puramente propagantistico del cosiddetto “Piano Mattei” strombazzato dal Governo Meloni: una scatola vuota che però verrà pagata salatamente dai cittadini italiani, sui quali peseranno i costi miliardari delle nuove infrastrutture – metanodotti e rigassificatori – con cui si insiste nel voler riempire il Paese.

Con le attuali infrastrutture metanifere, di importazione e di distribuzione interna, l’Italia può soddisfare una domanda potenziale di metano di oltre 100 miliardi di metri cubi l’anno, anche nella ipotesi della totale cancellazione dei flussi dalla Russia (ridotti comunque quasi a zero: ad ottobre sono stati di appena 70 milioni di mc). Aggiungendo le capacità dei nuovi impianti in programma si supererebbero i 140 miliardi di potenzialità, a fronte di consumi reali di poco più di 60 miliardi, destinati a scendere ulteriormente entro il 2030.

Con un simile quadro, che non lascia adito a dubbi, è del tutto irragionevole insistere con la realizzazione della centrale di Sulmona e del metanodotto Snam Linea Adriatica: un progetto concepito 20 anni fa ma che oggi non ha alcuna ragione di esistere.

Un Governo serio e responsabile lo cancellerebbe immediatamente, ma l’attuale Governo è sempre più asservito agli interessi della Snam e dell’Eni, le due multinazionali che dettano e gestiscono la politica energetica dell’Italia. Convinti come siamo di essere dalla parte giusta continueremo a lottare fino alla fine per impedire questa follia economica, ambientale e climatica.

Sulmona, 18 dicembre 2023

Comitati cittadini per l’ambiente

Coordinamento No Hub del Gas

“LA CENTRALE È ILLEGALE”: MANIFESTAZIONE A SULMONA CONTRO L’IMPIANTO DELLA SNAM

“LA centrale è illegale”: questa la scritta, composta dai cartelli indossati dagli ambientalisti, che ha fatto da sfondo nella manifestazione svoltasi a Case Pente contro l’impianto di spinta del gas che la Snam intende costruire a Sulmona. Hanno preso parte all’iniziativa, oltre agli attivisti della cittadina peligna che da 16 anni contestano l’opera con determinazione, anche delegazioni provenienti da Pescara e dall’Aquila.

Nella stessa giornata dell’8 dicembre, dedicata ogni anno alla lotta contro le grandi opere inutili, dannose e imposte, altre manifestazioni si sono tenute lungo il tracciato del mega gasdotto Linea Adriatica della Snam: a Forlì, Colfiorito, Apecchio-Città Di Castello e Brindisi.

A Sulmona sono intervenuti nel dibattito Mario Pizzola dei Comitati cittadini per l’ambiente, Renato Di Nicola della Campagna nazionale per il Clima Fuori dal Fossile, Pietro Di Paolo del coordinamento No Hub del Gas, Fernando Galletti presidente degli Usi Civici di Paganica, Silvia Tauro presidente di Legambiente Abruzzo, Francesco Marrelli segretario CGIL della provincia dell’Aquila, e Pierpaolo Pietrucci, consigliere regionale del PD. I Comitati hanno presentato alla Procura della Repubblica di Sulmona un esposto per denunciare la illegalità del cantiere, aperto dalla multinazionale del gas il 1°marzo scorso, per la palese violazione del decreto VIA che ha rilasciato la compatibilità ambientale “a condizione” che fossero adempiute ben 22 prescrizioni prima dell’inizio dei lavori. Questo non è avvenuto e nel frattempo, il 7 marzo, l’autorizzazione a costruire è decaduta.

La centrale di compressione dovrebbe servire a spingere il gas lungo i 430 chilometri del nuovo metanodotto che la Snam ha in programma di realizzare da Sulmona fino a Minerbio. “Si tratta di un’opera che devasterà l’Appennino, con l’abbattimento di milioni di alberi – sottolineano i comitati ambientalisti -; la condotta attraverserà aree di grande qualità ambientale e ricche di biodiversità, lungo territori molto fragili sotto l’aspetto sismico ed idrogeologico; sono gli stessi territori già colpiti dai terremoti dell’Aquila e di Umbria e Marche e dalla recente alluvione in Emilia – Romagna. Anche la centrale di Sulmona sorgerebbe in un’area classificata a massimo rischio sismico, in una delle entrate del Parco nazionale della Maiella, e che è anche un importante corridoio faunistico dell’Orso bruno marsicano, specie protetta ad altissimo rischio di estinzione. Il sito della centrale è inoltre di interesse archeologico: negli scavi preventivi sono state rinvenute molte tombe risalenti ad oltre 2000 anni fa”.

Nei giorni scorsi la Snam ha risposto ad un comunicato dei Comitati di Sulmona sostenendo che centrale e metanodotto servono perché, in seguito alla guerra russo-ucraina, il baricentro delle importazioni del gas da parte dell’Italia si è spostato dal nord al sud del Paese. Gli ambientalisti ribattono che questa affermazione da parte della Snam è una evidente ammissione che per 18 anni la multinazionale non ha detto la verità. Infatti, prima della guerra la Snam ha sempre insistito per la realizzazione dell’opera pur sapendo che non era necessaria. “Essa comunque – aggiungono i Comitati – non serve neppure oggi, con le importazioni di metano dalla Russia quasi azzerate, perché i consumi di gas in Italia stanno crollando e il 2023 si chiuderà con circa 62 miliardi di metri cubi utilizzati, ben 24 in meno rispetto al 2005, che è l’anno di picco massimo dei consumi, quando peraltro le infrastrutture metanifere erano inferiori a quelle attuali”.

I Comitati chiedono inoltre che venga rifatta la Valutazione di Impatto Ambientale, come ha stabilito una sentenza del Consiglio di Stato del 2020 la quale ha sancito che la durata della VIA deve essere di 5 anni per tutte le opere, anche quelle presentate prima del 2008, come nel caso del progetto Snam. La VIA della centrale e quella dei tre tronchi in cui la Snam ha suddiviso il metanodotto risalgono addirittura a quasi 13 anni fa.

Sulmona, 9 dicembre 2023.

Comitati cittadini per l’ambiente

Coordinamento No Hub del Gas

L’INSOSTENIBILE AUTODIFESA DELLA SNAM SULL’INUTILE GASDOTTO LINEA ADRIATICA

La Snam, rispondendo ad un nostro comunicato sulla inutilità della Linea Adriatica, afferma che la nuova infrastruttura si è resa necessaria “in seguito alla crisi energetica e, segnatamente, al suo acuirsi in conseguenza del conflitto russo-ucraino”; che, in seguito al conflitto “l’Italia ha sostanzialmente capovolto il suo baricentro delle forniture di gas”, prima incentrato sulle importazioni dalla Russia e ora su quelle dal nord Africa e dall’Azerbaigian; che, pertanto, occorre aumentare la capacità di trasporto verso nord perché “i principali centri di consumo e i principali poli produttivi del Paese si trovano al Nord”.

La realtà è ben diversa da quella rappresentata dalla Snam. Nel 2022, in seguito alla guerra russo-ucraina, in Italia non c’è stata nessuna crisi energetica. Il nostro Paeseha avuto a disposizione talmente tanto gas che, oltre a soddisfare pienamente i consumi nazionali, ne ha rivenduto all’estero ben 4 miliardi e 600 milioni di metri cubi, cosa mai avvenuta prima. Le bollette sono schizzate alle stelle non per carenza di gas ma a causa delle operazioni speculative delle grandi compagnie del settore fossile.

È vero che è cambiato il baricentro delle forniture ma la Snam omette di dire che nessuna criticità si è verificata nella direttrice di trasporto da sud a nord. Questo perché le infrastrutture esistenti, nonostante che le importazioni dalla Russia nel 2023 si siano quasi azzerate, sono pienamente in grado di garantire le necessità energetiche del nord Italia. Che la Linea Adriatica non sia necessaria è la stessa Snam a riconoscerlo. Infatti, Elio Ruggeri, amministratore delegato di Snam Fsru (impianti di Gas Naturale Liquefatto) il 13 aprile 2023 ha dichiarato a Milano Finanza: ”Il contributo di Golar Tundra e BMW Singapore (le due navi rigassificatrici a Piombino e Ravenna) compenserà lo stop ai flussi dalla Russia”. Anche il governo che, con il pretesto della guerra in Ucraina, ha autorizzato la Linea Adriatica, ora ne ammette la inutilità. Come riporta Il Giornale.it del 27 marzo 2023, il Ministro delle Imprese Adolfo Urso ha detto: “Se parliamo di autosufficienza dalla Russia, noi la raggiungeremo quest’anno con i due rigassificatori di Piombino e Ravenna”.

In realtà non sono necessari neanche i due nuovi impianti di GNL perchè i consumi di gas quest’anno si chiuderanno intorno ai 62 miliardi di metri cubi, senza il rigassificatore di Ravenna e con un bassissimo apporto di quello di Piombino, e senza aver utilizzato appieno le potenzialità delle importazioni dalla Norvegia e quelle degli altri tre rigassificatori esistenti al nord. Per il prossimo futuro tutto lascia prevedere che i consumi continueranno a scendere.

Non avendo altri argomenti la Snam tira fuori dal cilindro la tesi della “elasticità di fondo” del sistema, secondo cui la Linea Adriatica servirebbe per “fronteggiare i picchi anche giornalieri della domanda” al finedi “garantire la piena e continua efficienza del servizio”. Ma anche questa è un’arma spuntata. L’Unione Europea ha stabilito una formula (N -1) per determinare la capacità tecnica dell’infrastruttura del gas di soddisfare la domanda totale “nella eventualità contemporanea di una interruzione dell’operatività dell’infrastruttura principale e di una domanda di punta eccezionalmente elevata (che, secondo la probabilità statistica, ricorre una volta ogni venti anni)”. Per l’UE l’infrastruttura è adeguata se il valore della formula N-1 è uguale o maggiore di 100. In Italia l’infrastruttura principale è Tarvisio, dove entra il gas proveniente dalla Russia, e il massimo storico della domanda di picco – scrive la Snam – si è avuto il 6 febbraio 2012, con 472 milioni di metri cubi/giorno. I risultati, calcolati dalla Snam nel Piano decennale 2020 – 2029 danno tutti valori superiori a 100: 103 per il 2019, 113 per il 2025 e 112 per il 2030. È importante sottolineare che I risultati della formula sono gli stessi sia con la rete esistente sia con la realizzazione del progetto Linea Adriatica, proprio il contrario di quanto afferma la Snam nel suo comunicato stampa.

Circa l’utilizzo dei gasdotti per il trasporto di idrogeno, si tratta di una ipotesi del tutto campata in aria. Scrive infatti al riguardo il noto think tank ECCO, nelle osservazioni alla Relazione integrativa Snam sulla Linea Adriatica: ”l’argomentazione che l’investimento tornerà comunque utile è irricevibile in assenza di uno scenario che mostri che l’idrogeno quantitativamente e qualitativamente avrà le stesse esigenze logistiche del gas fossile”.

Anche sull’impiego del gas “per frenare il crescente ricorso al carbone” la Snam è smentita dalla realtà. Infatti il Gruppo Enel, nel suo Piano industriale 2024-2026 presentato il 22 novembre scorso, ha annunciato che non riconvertirà a gas le grandi centrali a carbone di Civitavecchia e di Brindisi ma che esse verranno sostituite con nuove capacità da fonti rinnovabili.

In merito al cantiere della centrale a Case Pente la Snam sostiene che “sta operando come da autorizzazioni ministeriali ricevute”. Non è vero, perché i lavori sono stati avviati in aperta violazione del Decreto VIA che ha rilasciato il parere di compatibilità “a condizione” che fossero adempiute 22 prescrizioni ante operam. Tale adempimento non c’è stato e nel frattempo l’autorizzazione a costruire è decaduta. Pertanto il cantiere è illegale.

Spendere 2 miliardi e 500 milioni di euro per un’opera che non serve assolutamente a nulla, se non ad alimentare i profitti della Snam a spese dei cittadini, è un crimine economico, ambientale e climatico.

Partecipiamo venerdì 8 dicembre alle ore 11 al sit-in a Case Pente, davanti al cantiere Snam, per la difesa dei sacrosanti diritti del nostro territorio e dell’intero Appennino!

Sulmona, 4 dicembre 2023.

Comitati cittadini per l’ambiente

Coordinamento No Hub del Gas

L’INUTILE CENTRALE SNAM NEL PNRR MENTRE CROLLA IL CONSUMO DEL GAS

La centrale di compressione di Sulmona e un pezzo del metanodotto Linea Adriatica (il Sestino-Minerbio) sono stati inseriti dalla Commissione Europea nel Pnrr su proposta del governo Meloni: è un’ottima notizia per la Snam e l’Eni ma nello stesso tempo una pessima notizia per i cittadini italiani che si vedranno costretti a pagare attraverso la bolletta energetica due opere totalmente inutili.

Sono passati 20 anni da quando è stato concepito il progetto della Snam. Nel 2004 si pensava che i consumi di gas in Italia dovessero crescere sensibilmente e che quindi le infrastrutture metanifere fossero insufficienti. Ma la realtà ha smentito queste previsioni. Dopo il picco massimo avutosi nel 2005, con 86,3 miliardi di metri cubi, i consumi hanno iniziato una continua discesa fino ad arrivare nel 2022 a 68,5 miliardi di metri cubi. Un vero e proprio crollo che è proseguito nel 2023: nei primi nove mesi l’Italia ha utilizzato solo 44 miliardi e 207 milioni di mc di metano, oltre 7 miliardi in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Secondo le previsioni a fine anno i consumi dovrebbero essere di circa 62 miliardi di metri cubi. Questo significa che il nostro Paese raggiungerà con diversi anni di anticipo l’obiettivo fissato dal vigente Piano nazionale energia e clima, che è di 60 miliardi di mc al 2030.

La centrale di Sulmona e la Linea Adriatica sono state rilanciate con il pretesto della guerra in Ucraina. Le forniture di gas dalla Russia sono ora quasi azzerate: 2 miliardi e 497 milioni di mc fino a settembre, mentre le esportazioni, alla stessa data, sono di 2 miliardi e 130 milioni di mc. Praticamente l’Italia rivende all’estero quasi tutto il gas residuo che importa dalla Russia!

Due settimane fa il direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, Fatih Birol, in una intervista a Repubblica ha ammonito:“Italia attenta ai gasdotti, la domanda è destinata a calare”. Ma il governo, sempre più fuori dalla realtà e sempre più asservito agli interessi delle multinazionali dell’Oil & Gas, continua assurdamente a considerare “strategiche” queste due infrastrutture. Come “strategici” sono considerati gli inutili e costosi rigassificatori con cui il governo sta invadendo il Paese.

È lo stesso governo che ha fatto un vergognoso regalo alle lobby del settore fossile mettendo fine al mercato tutelato per gas e luce. Ciò esporrà 9,5 milioni di nuclei familiari ad un vero e proprio salasso, attraverso tariffe più alte e fuori da ogni controllo da parte dell’Autorità per l’energia.

È lo stesso governo che continua a restare inerte di fronte a un cantiere palesemente illegale come quello aperto dalla Snam a Case Pente, in aperta violazione del decreto VIA rilasciato “a condizione” che venissero adempiute 22 prescrizioni prima dell’inizio dei lavori. Il che non è avvenuto.

L’8 dicembre è la giornata internazionale di lotta contro le opere inutili, dannose e imposte. Invitiamo i cittadini a partecipare al sit-in che si terrà venerdì 8 alle ore 11, a Case Pente, davanti al cantiere Snam, per la difesa dei diritti del nostro territorio, per la democrazia e la legalità.

Sulmona, 1 dicembre 2023

Comitati cittadini per l’ambiente

Coordinamento No Hub del gas

IMPIANTO GET-ENERGY: UN’ALTERNATIVA ALLA DISCARICA O UN INCENERITORE ALTERNATIVO?

Qualche settimana fa le cronache locali hanno riportato la notizia che la Get-Energy, società che progetta, costruisce e vende impianti che trattano rifiuti per la produzione di energia, investirà nel nucleo industriale di Sulmona con possibilità occupazionale dalle 15 alle 20 persone. Questa notizia, come è stato precisato dai quotidiani on line, è stata accolta positivamente in Comune e dall’ARAP, in quanto il nostro territorio deve risollevarsi dalla grave crisi economica che lo attanaglia: ma per Sulmona lo sviluppo può passare solo attraverso i rifiuti? È questo il suo futuro?

L’impianto che la società Get-Energy intende installare è un dissociatore molecolare pirolitico, che disassembla le molecole di origine organica complesse per riassemblarle in composti più semplici realizzando un gas sintetico, il SynGas per la produzione di energia elettrica ed energia termica, gas che deve essere poi purificato per la rimozione del particolato, dei gas acidi, degli asfalti ed altri idrocarburi pesanti, attraverso un sistema di filtraggio. L’impianto funziona a basse temperature (tra i 300 e i 550°) e con pochissimo ossigeno, ma pur sempre di inceneritore si tratta, in quanto la normativa italiana (Dlgs 133/05) all’art. 2, comma 1, definisce come “impianto di incenerimento”: “qualsiasi unità e attrezzatura tecnica, fissa o mobile, destinata al trattamento termico di rifiuti ai fini dello smaltimento, con o senza recupero del calore prodotto dalla combustione…. quali ad esempio la pirolisi, la gassificazione ed il processo al plasma…”

Con questo tipo di impianto possono essere trattati indifferentemente, rifiuti solidi urbani indifferenziati, frazione organica da rifiuti urbani, biomassa, materiali residui da confezionamento, rifiuti industriali, scarti industriali ed agricoli, pneumatici, plastiche, rifiuti ospedalieri, car fluff, scarti di macellazione, residui della lavorazione del petrolio e qualunque sostanza organica, senza necessitare di alcuna preventiva selezione e fino a 32 mila tonnellate di rifiuti all’anno (come riportato dai giornali).

Sempre dai giornali locali leggiamo che la Get-Energy ha scelto “la città ovidiana per la sua collocazione strategica tra Roma e Pescara”: dobbiamo forse prendere in considerazione la possibilità di trattare i rifiuti provenienti da tale asse “strategico” e da altre zone? Questi impianti di dissociazione molecolare hanno dimensioni generalmente ridotte e possono essere ampliati perché costruiti con una tecnologia modulare ed essere in grado di soddisfare le esigenze di piccole e grandi realtà. Non vorremmo vederli spuntare come funghi nella nostra città e nella nostra Valle accompagnati da un gran movimento di camion carichi di rifiuti!

Non abbiamo riscontro sulla diffusione di questi impianti in Italia, ma è noto il fallimento della sperimentazione di Peccioli, in Toscana dove l’impianto era in funzione all’interno della discarica di Legoli ed è stato smontato e restituito al mittente; come pure è nota l‘opposizione dei cittadini di Procida ad un dissociatore molecolare e quella degli abitanti di Cernusco sul Naviglio per un impianto simile.

Pertanto, come cittadini, riteniamo utile e urgente la convocazione, da parte del sindaco, di un’assemblea pubblica per discutere sull’argomento, visto che l’impianto della Get –Energy, come riportato dai giornali, sarà operativo per la primavera del 2024.

Sulmona, 17/11/2023

Comitati cittadini per l’ambiente

Comitato Morrone Sulmona Valle Peligna

PROTESTE IN TUTTA ITALIA CONTRO GLI IMPIANTI FOSSILI: SOLO IN ABRUZZO LA POLITICA TACE

In tutta Italia monta la protesta dei cittadini, delle istituzioni locali e delle forze sociali contro la decisione del Governo e della Snam di trasformare il nostro Paese in una piattaforma piena di impianti fossili per rivendere il gas in Europa.

A Piombino, l’amministrazione comunale, a guida Fratelli d’Italia, si è opposta da subito al rigassificatore della Snam deciso dal Governo Meloni e continua a contrastare questa scelta con ricorsi al TAR. I cittadini e le categorie sociali ed economiche hanno manifestato la loro contrarietà attraverso molte iniziative.

In Liguria, dove tra tre anni dovrebbe essere spostato (a Vado Ligure) il rigassificatore di Piombino, la levata di scudi è generale e coinvolge amministrazioni locali, partiti, associazioni di categoria e operatori del settore turistico. Anche la Confindustria si è dichiarata contro il progetto. Lungo le spiagge tra Savona e Bergeggi, si è svolta una manifestazione per dire no al rigassificatore, formando una catena umana di sedicimila cittadini.

A Trieste, dove il Governo Meloni ha annunciato di voler piazzare un ulteriore rigassificatore, il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga della Lega, ha dichiarato subito la sua contrarietà.

Solo in Abruzzo c’è un silenzio tombale da parte della politica sulla centrale di compressione di Sulmona e il metanodotto Snam Sulmona-Foligno.

Il presidente della Regione, Marco Marsilio, totalmente prono alla decisione del Governo Meloni, si è fatto vivo solo quando ha sentito l’odore dei soldi delle (misere) compensazioni, ed ha convocato i sindaci dei Comuni coinvolti per decidere come gestire i “30 denari” del tradimento. Il Comune dell’Aquila ha seguito a ruota Marsilio e così anche altri Comuni dell’Aquilano. I partiti del centro-destra sono tutti allineati e coperti con la scelta sciagurata del Governo. Ma anche i partiti di opposizione brillano per il loro silenzio. Salvo qualche rarissimo comunicato di circostanza non hanno preso nessuna iniziativa né nei confronti della giunta regionale né del Governo.

Questo accade mentre il consumo di gas, in Italia e in Europa, sta crollando. Nel nostro Paese in un solo anno, dal 2021 al 2022, si è passati da 76 miliardi di metri cubi a 68,5 e nei primi sette mesi del 2023 il consumo è diminuito ancora del 15 per cento. Nel frattempo i cambiamenti climatici – dovuti allo sconsiderato utilizzo dei combustibili fossili – presentano il conto in tutto il mondo con eventi estremi, come caldo record e alluvioni disastrose, divenuti ormai la nuova normalità.

Uno dei più decisi oppositori al rigassificatore in Liguria è il conduttore televisivo Fabio Fazio il quale ha proposto il seguente gioco: “Scriviamo, in fila, una serie di parole: area marina protetta, spiagge Bandiera Blu, turismo e croceristi, Baia della ceramica, rigassificatore. Qual è l’intruso?”.

Lo stesso gioco, sperando che si svegli dal letargo, proponiamo alla classe politica abruzzese, sia di maggioranza che di opposizione: “Regione dei Parchi, tutela dell’Orso, agricoltura di qualità, turismo ambientale, Borghi più belli d’Italia. Centrale e metanodotto Snam. Dove sono i due intrusi?”.

Sulmona, 22 settembre 2023

Comitati cittadini per l’ambiente